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Cutro: un tragico paradosso

Steccato di Cutro (Crotone) Le croci in memoria della strage del 26 febbraio 2023

     Quasi sempre nella mia vita mi sono considerato inadeguato nel fare quello che mi era stato chiesto di fare. Ora con l’avanzare degli anni questa impressione si acuisce! Mi guardo indietro e mi domando: ma come ho fatto a farcela? … e mi rassereno che ormai sono in discesa…  Questo mi passava per la testa mentre riseguivo le vicende che abbiamo vissuto l’anno scorso e rivangavo in questo primo anniversario: il naufragio di Cutro.

Il disastro che si è scatenato sembra sia nato dall’incompetenza di chi ha gestito il tutto: mi sembra di capire che quasi nessuno abbia fatto bene il suo lavoro. Sarò pessimista ma, dall’aereo al DNA, dalle bare ai soccorsi, percepisco che regnasse una grande inadeguatezza (nel nostro caso vuol dire non saper fare bene quello per cui sei pagati). Si può dire che il miglior lavoro lo abbiano svolto i pescatori di Cutro! …che non avevano frequentato corsi per quello che hanno fatto e non erano pagati per farlo…

     … se ne sono lavate le mani, hanno incolpato altri, nessuno si è scusato, né si è presentato, nel senso di metterci la faccia. Quasi tutti hanno cercato di dare la colpa ad altri.

Quanto esposto mi ricorda una mia vicenda personale. Nel primo incontro che feci con questo mondo – con la sua legge e le sue regole – nel quale ho poi vissuto per circa 40 anni.
Ero andato a Otranto (patria di Majone di Bari1) a trovare don Colavero2, che lavorava con gli arrivi irregolari degli Albanesi e aveva già fondato l’associazione Aghimi Alba.
Io abitavo a Metaponto e volevo dare una mano, ma ero incompetente assoluto.

Il PalaMilone accoglie le vittime del naufragio del 26 febbraio 2023 (Arci Crotone)

Quando don Pippi seppe dell’arrivo di un battello, mi disse: “andiamo a portar loro da mangiare”. Ci recammo a comprare qualcosa e scendemmo al porto. Ma la nave era stata sequestrata dai Carabinieri! I ragazzi sul ponte erano ignudi, stanchi e affamati. Chiedemmo di dar loro da mangiare e altro ma… non si poteva, questi erano gli ordini dei loro capi. Discutere tra un gesuita e i Carabinieri (che hanno le Regole tratte dalla Nostra) è oltre modo difficile, e ce ne andammo con la tonaca tra le gambe. Neanche arrivati a casa di d. Pippi, una volante ci aspettava con le luci e il motore accesi. Mossi a vergogna per come avevano ubbidito a stupidi ordini, se ne erano fatti dare uno nuovo che permetteva loro di accogliere il cibo e il resto per gli Albanesi affamati e stanchi… ma niente scuse.

     Quale morale? Facile: non ubbidire agli ordini stupidi. Lo dice anche D. Milani, che scriveva come “L’obbedienza non è una virtù”. Mi sembra, che fra tutti i competenti che hanno fatto i regolamenti per risolvere i guai tipo Cutro, molti, e forse troppi, fossero incompetenti. Bastava domandare ai pescatori! La soluzione la dà sempre S. Ignazio: magis, che vuol dire di più, bisogna fare di più. Ancora dopo più di 30 anni non è cambiato molto: il paradosso di Peter3 regge! Sono gli incompetenti che vanno avanti.

  1. Grande Ammiraglio del Regno di Sicilia sotto il quale fu edificata la Chiesa di San Cataldo a Palermo ↩︎
  2. Don Giuseppe Colavero, detto Pippi , morto nel 2016, è stato parroco di Carpignano, nel Salentino, per anni impegnato nell’accoglienza degli albanesi ↩︎
  3. Il paradosso dell’incompetenza di Peter: «In una gerarchia, ogni dipendente tende a salire di grado fino al proprio livello di incompetenza» ↩︎