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I racconti di p. Jack

Capitolo X – II parte
“Goethe a Paliemmo”

Veduta di Palermo, olio su tela di 1845 di Robert Salmon (1775-1845, United Kingdom)

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J.  Wolfgang Goethe: Viaggio in Sicilia (parte seconda)

Come sappiamo, nel 1782 il Nostro partì per il suo viaggio, “in segreto”, in Sicilia. Durò un mese e mezzo.             

La Sicilia non faceva ancora parte del “gran tour” che non scendeva più in basso di Napoli. Se ci si passava era un attracco veloce per altrove. Solo quando divenne di moda e cominciò ad attrarre visitatori, nella seconda metà del XVIII, apparvero descrizioni congrue. Il Nostro fu il primo autore straniero a percorrerla e a descriverne l’interno. Non fu per lui facile: assenza di strade e sentieri impervi, sommersi o scomparsi, a Caltanissetta dovette inventarsi letto, materasso e locanda, ma nulla fermò il suo buon umore e non si limitò alle grecità e alle sue amate pietre.   

L’approdo a Palermo

Quando arrivò c’erano stati già i primi scossoni: Caracciolo, fine del Sant’ Uffizio, fine di atavici privilegi (nel ’89 ci sarà la rivoluzione in Francia). Il popolo subiva pestilenze, fame e calamità, l’aristocrazia viveva tra sfarzi, feste, festini, ricevimenti e scenografie.… veniva dalla linda e ordinata Weimar, lui.

  Notò e annotò con ironia il “ciclope”, collerico governatore di Messina; un “mentecatto”, il bizzarro principe di Palagonia con le sue architetture stravaganti e allucinate ed ebbe il tempo di occuparsi dei parenti del Cagliostro, di cui si prese cura al suo ritorno.

Sbarcò lunedì due aprile, meglio direi “entrò nel porto” perché non voleva più scendere dal battello. Tanto era sorpreso da ciò che gli stava davanti, tanto sconvolto da confondere il monte Pellegrino con “alte montagne”.

“I raggi del sole sulle facciate delle case erano di un effetto del tutto nuovo per lui. Il monte Pellegrino era grazioso e in piena luce, poi c’era la spiaggia. Ma l’effetto più suggestivo era “il verde degli alberi che ondeggiavano davanti alle case, come sciami di lucciole vegetali. Un vapore chiaro dava una mano di azzurro a tutte le ombre”.

Insomma non volevano più scendere sulla rada e rimasero lì finché non li cacciarono. Dove “potevamo godere un colpo d’occhio così felice!”

Una scoperta fiabesca

Sabato 7 aprile passò delle tranquille ore deliziose nel giardino pubblico in prossimità del molo (Villa Giulia, Flora). “È il più meraviglioso angolo di questa terra. Ha qualcosa di fiabesco, ci trasporta nel mondo antico, piante esotiche, agrumi, oleandri, alberi strani, a me del tutto ignoti, queste ostentano un verde al quale noi non siamo assuefatti e che ora è più giallastro, ora più rossastro che da noi”.

Ma quello che conferiva all’insieme una grazia incomparabile era una vaporosità intensa, diffusa uniformemente su tutto… gli oggetti spiccavano a un tono azzurro chiaro marcato, di modo che il colore veniva col perdersi, o si presentavano allo sguardo perlomeno intensamente colorati d’azzurro”. Questa vaporosità, dice il poeta, acquista grande fascino che non è più la natura che si vede ma soltanto dei quadri dipinti… Tanto ispirato si sentì che andò “a comprarsi un testo di Omero”!

Villa Giulia, giardino pubblico di Palermo

L’attesa del miracolo

Non è facile per un teutonico dare dell’ironia, ma doveva essere molto felice da raccontare un miracolo palermitano. Era il quindici di aprile, domenica. Aveva fatto amicizia con un mercante, il suo saggio grillo, gli chiese come si potesse fare la festa con tanta sporcizia sulle strade, con viceré, nobili e clero che avrebbero accompagnato il Santissimo a piedi “basterà un lieve alito di vento che seppellirà tutti sotto il polverone, uomini e dei”.

Il suo amico mercante gli disse che a Palermo si fa spesso e volentieri affidamento ai miracoli, che succedono, come già più volte è accaduto e che la strada si pulisse in poche ore permettendo alla processione di passare comodamente, come succederà domani: “guardi le nuvole stanno già arrivando!” … e la notte si aprirono le cateratte del cielo tanto che il poeta uscì di buon mattino a vedere il miracolo e lo spettacolo. La pioggia aveva scaricato a mare le cose minute, mentre le più grandi di erano accumulate. Centinaia di spazzini erano intenti a finire l’opera, accumulando il sudiciume ai lati. La processione passò permettendo alle lunghe vesti di non insudiciarsi, a preti, dame, dignitari, viceré. A lui venne in mente il passaggio del mar Rosso. Ma questo fu possibile solo per il passaggio della processione. Nel resto della città ciò era del tutto impossibile!

“Liberamente” tratto da Viaggio in Sicilia di J. W. Goethe.

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