Le porte di Palermo
parte seconda
A ben vedere anche la nostra città è la grande porta della Sicilia: ce ne ricorda il diario di Goethe nel suo viaggio. Parla di “lieto spettacolo… le facciate dei palazzi, il monte Pellegrino, il verde tenero degli alberi illuminate dal sole che sembravano grandi sciami di lucciole vegetali… Invece di scendere impazienti sulla rada, ce ne siamo rimasti sopra coperta, finché non ci hanno mandati via. Dove avremmo potuto trovare un punto di vista come quello, e godere un colpo d’occhio così felice!” Era di martedì il 3 aprile 1787.
E ancora. “È facile abbracciarla d’un colpo d’occhio ma difficile conoscerla nei particolari: una via l’attraversa dalla porta inferiore a quella superiore, cioè dal mare al monte, mentre essa stessa viene intersecata verso la metà da un’altra via e li è facile e comodo trovarsi. La parte interna della città è tale che un forestiero vi si smarrisce come in un labirinto, né riesce a trovare il bandolo senza una guida.”
Donna Felice Orsini e la porta che accoglie dal mare
La parte a mare e la sua opposta sono equidistanti dai Quattro Canti che se sono il fulcro. Nel 1581 il Viceré Marcantonio Colonna volle prolungare il Cassaro che si fermava alla chiesa di Porto Salvo, degna dell’altra ancora in progetto e la battezzò Felice in onore della moglie. I lavori si fermarono per 20 anni e si conclusero nel ’37. Nell’ultima guerra gli aerei ne buttarono giù un pilone.
Dato il dilatarsi del tempo per la realizzazione, vari furono gli architetti che vi misero mani, si nota sodezza classica nel primo livello mentre il secondo è nervoso e animato. Tra le volute spiccano gli stemmi cittadini e viceregi e in cima due aquile ad ali spiegate che recano sul petto lo stemma dei re spagnoli. In basso è rimasta solo S. Cristina, perché S. Ninfa l’hanno fatta volare gli aerei… Con la vicina passeggiata delle Cattive e la mancanza di arco la Porta è diventata oggetto di leggende e pettegolezzi riguardo al viceré e ai nobili…
La scomparsa di Porta Maqueda
Purtroppo la porta settentrionale di via Maqueda non c’è più e tutta la zona ha perso completamente l’aspetto che gli diede l’età barocca, il tutto compiuto per deliberata volontà dell’uomo e per cause belliche. Le demolizioni iniziarono al fine dell’Ottocento, quando per la costruzione del Palazzo Massino andarono abbattuti chiese e palazzi di grande valore del quartiere del Capo. Tra le tante costruzioni fu anche abbattuta la Porta di via Maqueda. Edificata nel 1600, riedificata nel 1776 e di nuovo nel 1780. Il tutto si concluse nel 1930 con altre distruzioni per edificare “rossastri palazzi senza volto”.
Porta Vicari o di S. Antonino
Il quarto braccio ci porta alla Stazione Centrale, a Porta Vicari o di S Antonino. Del 1790 in sostituzione di una precedente di due secoli. La strada fu concepita dal viceré Ferdinando di Cardines duca di Maqueda. Si dovettero fare ardite leggi di esproprio per le necessarie demolizioni che diedero alla città un aspetto cruciforme.
Porta Carini al mercato del Capo
Concludiamo con porta Carini, che è all’ingresso del quartiere del Capo. Delle tre porte che si aprivano sul lato settentrionale della città vecchia, era la più antica. Oggi è l’unica rimasta e con l’aspetto che le fu dato nel 1782.
La città nelle varie dominazioni ha dovuto continuamente spostare, avanzare, aggiustare porte, ma molte sono scomparse anche se hanno lasciato segni della loro assenza, sono sparite come la mura delle varie dominazioni e delle divisioni che rimanevano all’interno della città stessa.
Riferimenti bibliografici
Viaggio in Sicilia, Johann Wolfgang von Goethe
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I racconti di p. Jack / Capitolo VIII: Le porte di Palermo
https://www.divento.org/articoli/i-racconti-di-p-jack-5
Se vuoi approfondire
https://www.terradamare.org/porta-felice-palermo/