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I racconti di p. Jack

Capitolo XXI – La Zisa

Da una guida del 1822 di Onufrio

Così recita la “Guida Pratica” di Palermo per E. Onufrio, del 1822:

«Il castello della Zisa, con quella sua mole grandiosa e massiccia è un edificio imponente. Di carattere eminentemente arabo, rimonta ai tempi normanni, e dovette essere innalzato quasi contemporaneamente che la Cuba, forse alcuni anni prima. La Zisa è distante dalla città un miglio all’incirca, e, come la Cuba era anch’essa un luogo di delizia della corte normanna e sveva. A quei tempi il castello era tutt’intorno circondato da amenissimi giardini… di arabo non conservasi che l’antico vestibolo, semplice, elegante, leggiadro. In fondo alla sala c’è una vasca, sottostante a una piccola volta, decorata a favo di miele, decorazione tutta orientale, che ti fa apparire quella volta simile a una squama di conchiglia e ti fa pensare all’Alhambra1. Quel vestibolo, genuinamente arabo ci richiama alla mente mille sogni: accanto alla vasca tu vedi germogliare delle piante acquatiche; accosciati alle colonne dell’ingresso vedi dei corpulenti eunuchi che sonnecchiano. Ed il silenzio, un silenzio orientale, strano, misterioso, dolce, ti avvolge nelle sue spire, come in un amplesso voluttuoso».

Descrizione del “castello”: esterno e il suo uso nei secoli

Dopo un paio di secoli, il nostro Bellafiore ne sa di più e la chiama “sollazzo reale” (Solatium Regio). Fu costruito a cavallo tra i regni di Guglielmo I e II tra l’1165-67: Al-aziz, lo splendido, il glorioso era inserito fuori città, in un grande parco ricco di acqua e piante, luogo appunto di ristoro nel tempo della calura.

Il “Castello” della Zisa ” la dimora estiva legata agli “otia” dei re normanni

Le comodità dei servizi esterni e il sistema di ventilazione e di refrigerazione interno, assicuravano la confortevolezza -il sollazzo- secondo gli ideali di vita quotidiana che i re normanni avevano assunto sapientemente dal mondo musulmano. I piani superiori erano per la vita privata, la grande sala della fontana accoglieva solo le manifestazioni, le feste e gli spettacoli, e niente politica.

Il Palazzo per sopravvivere agli umani ha dovuto pagare adattandosi alla bisogna. Fu dimora agricola fortificata e così la fascia superiore divenne una merlatura; fu concessa al poeta Beccadelli (per me illustre sconosciuto), fu anche trasformata in dimora signorile… in fine nel 1951 la prese il demanio che ben pensò di lasciarne crollare una parte. I restauri finirono 30 anni fa circa. Ora è un Museo d’arte islamica, c’è anche una notevole iscrizione lapidea del 1149 in 4 lingue: greco bizantino, ebraico, latino e arabo magrebino. Noi oggi siamo arrivati a tre con un italiano in più.

Descrizione degli interni

Pianta della Zisa. Al centro le due sale di rappresentanza, la Sala della Fontana e la Sala del Belvedere, e nelle ali gli appartamenti del re.

Le sue misure sono 36×20 m circa, l’altezza è di 25 m, con due torri incorporate ai lati. Il palazzo giaceva in mezzo ad un bacino artificiale. L’edificio era collegato a Nord da una galleria all’annessa cappella. Il piano terra è tutt’aperto con tre entrate frontali e due laterali che permettono il passaggio alla grande sala centrale quadrangolare (iwan), con nicchie (muqarnas), una fontana a cascata artificiale con rilievi a zig-zag (sadirwan)e un canale artificiale nel pavimento che scaricava l’acqua nel bacino a fronte.

È stato, senza dubbio, realizzato da maestranze musulmane, artigiani nord-africani di cultura fatimita. La cornice di cima al prospetto frontale era decorata in arabo, ma col tempo fu distrutta per farne una merlatura difensiva. Il perno di tutto era il padiglione centrale del vestibolo, aperto a tutti i lati, la corrente d’aria che si sviluppava rinfrescava e umidificava la sala della fontana.

La Sala e la fontana

La Sala della Fontana con pianta cruciforme (iwan) e lastra obliqua (sardiwan) dove l’acqua sgorgava rifrangendosi negli zigzag e scorreva nella canaletta fra due piccole vasche.

La sala, iwan, era un ambiente di rappresentanza coperto da una volta a crociera con muqarnas. C’è una fonte che qui sgorga ai piedi di un’aquila, simbolo regale. La sala reca decorazioni di varia natura, la decorazione marmorea e musiva policroma resta solo nel rettangolo della fontana: rarissimo documento di pittura fatimita siciliana, i soggetti sono medievali… un vero sollazzo, e mi raccomando non contate i diavoletti!

Note

  1. Palazzo-fortezza arabo andaluso a Granada, Spagna ↩︎

Bibliografia

Enrico Onufrio, Guida Pratica di Palermo, Treves Editori, Milano
Giuseppe Bellafiore, Palermo Guida della città e dei dintorni, Susanna Bellafiore Editore


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