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I racconti di p. Jack

Capitolo XIX – Ci vediamo a Piazzasantanna

Andiamo a prendere qualcosa insieme, ci vediamo a Piazzasantanna.

Girando da Ballarò, passando per Casaprofessa, Santiquaranta, vicolo vicolo si arriva su via Makeda e l’appuntamento è lì vicino, più o meno, in un orario più o meno. Un turista direbbe: tutto molto “pittoresco”.  Sarebbe più bello se non avessero avuto l’idea di piazzarci frammezzo una via tuttadritta stonata, buia e trafficata con due palazzacci, con nomi di regime, freddi, vuoti ed escludenti.

La Piazza

Per fortuna che subito riappare Palermo al suo migliore. Una bella e umana piazza in sanpietrini, pulita azzimata, accogliente, sembra ridere leggera. Ora poi con le sedute bianche è ancora più accogliente… e come sono consoni i nomi: via Lattarini che non è un ministro medievale bensì la via delle spezie e dei profumi, via dei Cartari, via Paternostro, piazza Vespri, via Cantavespri, eppoi S. Carlo, S. Francesco, più giù via Divisi, di là via Calascibetta e dulcis in fundo ancora loro, Garibaldi! Stona un po’ non vi pare?

Il circondario di S. Anna  

La zona, senza macchine sembra respirare un po’. Fra canti, strilli, balli e birre, locali dai nomi che più americani non si può, l’unica stonatura la fa la toponima e muta sentinella S. Anna. Al centro della piazza sembra non respirare più, sporca, chiusa, l’inferriata grigia e arrugginita che protegge piante rinsecchite e porte scrostate, con le statue coperte di spessa polvere giace. Non dice più nulla a nessuno, oramai forse ha fatto il suo tempo? Come troppi monumenti cittadini è chiusa! Forse il mare se la dovrà riprendere dato che qui era roba del mare in epoca araba.

La Chiesa di S. Anna: l’interno

La chiesa nella sua struttura si elevò lentamente dopo il 1606, ostacolata del suolo melmoso e privo di roccia, la sua facciata fu finita 130 anni dopo. È una delle più scenografiche del barocco palermitano, realizzata dal trapanese G. Amico. Le sculture furono disegni di Pennino e Marabitti mentre l’esecuzione è del Serpotta. L’interno è tardo-cinquecentesco, era prevista una cupola che non fu mai fatta. Nel 1823 il terremoto la colpì e fu pesantemente rifatta.

La cappella sinistra del transetto è occupata da una Pietà della precedente costruzione è del Quattrocento.

Il convento e la Galleria

Il convento a sinistra della chiesa è coevo, ospitava i Padri del Terz’Ordine francescano. Esso si “articola intorno ad un severo chiostro in pietra grigia – dice il Bellafiore- tutto è molto sobrio. Purtroppo dopo il 1866, in mano al governo per scuola e uffici fu pesantemente devastato, come al solito.

I moti del 1282 e la Colonna a memoria

In questa area sorgeva nel XIII il palazzo Saint-Remy, dimora francese. Si dice: quando nel 1282 i palermitani insorsero contro la “mala signoria”, il palazzo fu assalito e più di duemila francesi qui asserragliati furono sorpresi e massacrati: sembra che tutti i francesi trucidati furono sepolti lì, nel luogo stesso della strage. Il ricordo rimase vivo nel popolo che, nella piazza oggi chiamata La Croce dei Vespri, all’angolo orientale del convento, volle, nell’anno 1737, elevare una “colonna commemorativa”. Quella che c’è oggi è del 1837, una copia della prima andata in rovina.  All’angolo, annicchiato nello spigolo del convento c’è un capitello con l’arme dei Bonet, famiglia catalana, è del quattrocento che fu aggregato alla fabbrica francescana. Non era meglio mettere la GAM in un palazzo moderno e lasciar in pace i morti?

Bibliografia

Giuseppe Bellafiore, Palermo Guida della città e dei dintorni, Susanna Bellafiore Editore


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